Caro don Vitaliano,

      abbiamo appreso la punizione canonica che ti ha inflitto l’abate ordinario di Montevergine da cui, come parroco, dipendi.

      La tua vicenda dimostra, ancora una volta, come la gerarchia della Chiesa cattolica italiana sia incapace di accogliere, e di valorizzare, coloro che in questa stessa Chiesa levano la voce per denunciare le molte ingiustizie incombenti sia nella stessa comunità cristiana che nella comunità civile, e che si spendono nella solidarietà con i più poveri ed i più emarginati.

     Noi non sappiamo se l’abate Tarcisio Giovanni Nazzaro abbia deciso autonomamente la punizione contro di te, oppure se egli abbia semplicemente obbedito alle ingiunzioni dei vertici della  Conferenza episcopale italiana e del Vaticano. Una cosa è certa, però: nessuna di queste autorità è intervenuta per frenare l’abate ordinario di Montevergine, e per rendere giustizia a te.

     Con le tue varie iniziative – in particolare, con la tua partecipazione così esplicita ed appassionata al movimento dei “no [new] global” – tu, secondo l’accusa che ti fa il tuo superiore, avresti arrecato scandalo alla comunità cristiana. Certo, ovviamente ci sono molti cattolici, sia a Roma che dalle tue parti, per i quali le tue iniziative risultano “intollerabili”. Ma per molti altri cattolici italiani sono intollerabili i silenzi, le pavidità, le compromissioni di tanti altri semplici fedeli, preti e vescovi, spesso alleati del potere dominante, o comunque silenti di fronte ad esso (come, sempre pronti a condannare, in generale, le ingiustizie del mondo, sono stranamente silenti di fronte al provvedimento punitivo che infligge a te, don Vitaliano, la gerarchia ecclesiastica). Di questo scandalo pochi si preoccupano; per sradicarlo solo qualche isolato coraggioso interviene!

       La soluzione di questi inevitabili contrasti non può comunque trovarsi nell’uso – uso discriminatorio, fazioso e opportunistico – del codice di Diritto canonico, ma solo nel dialogo rispettoso, nel confronto corale e nello sforzo di tutti i credenti nel Dio di Gesù di attuare, qui ed ora, l’evangelo. Del resto, fa davvero impressione una Chiesa che tollera che si presentino difensori dei “valori cristiani” certi personaggi, e poi punisce come “cattivo parroco” un sacerdote come te che ha scelto come scopo della sua vita di stare accanto agli emarginati, nella Chiesa e nella società.

     A metà ottobre una folta delegazione della nostra comunità venne a Sant’Angelo per incontrare te e la tua comunità. L’eucarestia che quella domenica celebrammo insieme è ancora viva nel nostro cuore, tanto essa fu partecipata. Ci rendemmo meglio conto, allora, del perché tu – in Italia, e nella Chiesa italiana – sia segno di contraddizione: motivo di amore per alcuni, di insuperabile fastidio per altri.

     Una tale situazione ha procurato a te gioie e sofferenze: questa, del resto, è la sorte di tutti coloro che malgrado i limiti, le fatiche e le incertezze della vita quotidiana, si impegnano ad annunciare l’evangelo in modo credibile ed a credibilmente viverlo.

     Ora che il castigo dei moderni inquisitori cade su di te, non ti scoraggiare. Del resto, se sarai emarginato dall’istituzione ecclesiastica, troverai però anche nella Chiesa cattolica italiana tanti e tante che con te, come prima e più di prima, continueranno a spendersi per la giustizia e per la pace.

     Caro don Vitaliano, continua nei modi che riterrai più opportuni il tuo ministero. Lo Spirito santo certamente ti illuminerà e ti conforterà in questo snodo così importante della tua vita. Per parte nostra, anche noi, celebrando oggi l’Eucarestia della prima domenica di Avvento, abbiamo pregato per te. Abbi fiducia: il Signore mostrerà il Suo volto a te, alla comunità che hai guidato, e a tutta la gente che in questi anni ha camminato con te.

     Con un affettuoso e solidale saluto a te, ed alla tua comunità,

 

                                                       I fratelli e le sorelle della

 Roma, 1-12-2002              Comunità di base di San Paolo (Roma)