Comunità Cristiana di Base di san Paolo - Gruppo Montesacro

Roma – Eucaristia del 25 maggio 2008

Spaesamento

Introduzione al tema:

Lo spaesamento è uno stato d’animo, un sentimento che si prova n seguito a una situazione che ci coinvolge in modo emozionale. Fare i conti con emozioni e sentimenti è necessario anche se all’inizio può rendere difficile un percorso di riflessione. Ma emozioni e sentimenti sono un modo di accostarsi, di aderire alla realtà e conoscerla. Proprio questa realtà che ci si sta imponendo in modo duro. Sapevamo che era là, ci vivevamo dentro. Ma poi è come se fosse caduta sotto una lente d’ingrandimento che ci ha rivelato aspetti su cui non ci eravamo soffermati a sufficienza e un lato oscuro che era rimasto in penombra. Ed successo così che noi, che tante volte abbiamo affrontato e discusso il tema della diversità riferendoci all’altro, ci siamo ritrovati a nostra volta diversi, estranei e spaesati. (Anna Cavallaro)

Letture:

Qoèlet 11,3-4

Se le nubi sono piene di acqua,
la rovesciano sopra la terra;
se un albero cade a sud o a nord,
là dove cade rimane.
Chi bada al vento non semina mai
E chi osserva le nuvole non miete.

Luca 12,54-56

Diceva ancora alle folle: "Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: Viene la pioggia, e così accade.E quando soffia lo scirocco, dite: Ci sarà caldo, e così accade.Ipocriti! Sapete giudicare l`aspetto della terra e del cielo, come mai questo tempo non sapete giudicarlo?

Matteo 11, 16-19

Gesù disse ancora: “A chi posso paragonare la gente d’oggi? Sono come bambini seduti in piazza che gridano gli uni contro gli altri: “Vi abbiamo suonato con il flauto una musica allegra, e non avete ballato; vi abbiamo cantato un canto di dolore, e non vi siete battuti il petto”.

“Così avviene oggi. E’ venuto Giovanni il Battezzatore, il quale non mangia e non beve, e gli dicono: “E’ un indemoniato. Poi è venuto il figlio dell’uomo, il quale mangia e beve, e dicono: “questo è un mangione e un beone, amico di quelli delle tasse e di altre persone di cattiva reputazione”. Eppure la sapienza di Dio è manifestata dalle sue opere”.

Commenti del gruppo:

Nel Qoelet, che potremmo definire il libro dello scettico o dell’ottimismo della volontà e del pessimismo della ragione, il Signore ci invita a vivere con fiducia le nostre esperienze quotidiane, a non aspettarci previsioni tranquillizzanti ma piuttosto a rischiare per agire.

Portato ai nostri giorni, questo invito può significare uno stimolo a non chiudersi in dolente silenzio, in un ritirarsi dal “fare” per non compromettersi; invece è nostro compito capire e intervenire, con le parole e soprattutto con i fatti, accettando la parzialità e i limiti della nostra azione.

Ancora una volta leggiamo nel Vangelo di Luca, che costituisce uno dei cardini della chiesa giovannea della speranza conciliare, la raccomandazione a comprendere i segni dei tempi. Gesù non è tenero con chi fa finta di non capire (ipocriti), con chi si tiene indietro per non rischiare di sbagliare.

Per noi ancora una sollecitazione a impegnarci senza riserve, per capire prima e per agire poi. Non è giustificata la paura di sbagliare, di agire in modo non perfetto.

Occorre cogliere le opportunità,spendersi per cambiare ciò che ci si presentacome negativo.

Infine, le parole di Matteo ci invitano a non essere preda di facili giudizi sulle persone, a non dare peso alle apparenze ma, al contrario, analizzare con cura la realtà e le persone perché la sapienza di Dio si manifesta nelle sue opere e proprio da queste opere dobbiamo trarre le indicazioni per parlare ed agire.

Da questo agire deve poi scaturire lo spirito di conversione, la capacità di cambiare noi stessi prima di tutto e gli altri insieme con noi.

Infine una considerazione finale: affidarsi alla speranza vuol dire adoperarsi perché essa si incarni nella storia delle donne e degli uomini. In una ricerca che non può concedersi pause o stanchezze.

(Anna Maria Marlia)

 

Da “ALZAIA” di Erri De Luca

“Il metodo più semplice è quello di agganciare a ogni convoglio (di ebrei) qualche vagone di zingari”. Così scriveva nel 1939 il criminale nazista Adolf Eichmann, incaricato delle deportazioni……. La frase di Eichmann aggancia il destino degli zingari in fondo al treno delle stragi. Non solo hanno abitato ai margini delle nostre città ma anche da vittime sono restate ai bordi della nostra magra misericordia.

 

 

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