Celebrazione eucaristica in ricordo di Anna

Comunità Cristiana di Base di S. Paolo - 19 aprile 2005


 

 

 

Come ricordare Anna?

Ce lo siamo chiesto nei nostri incontri di preparazione di questa celebrazione eucaristica con i ragazzi e le ragazze. E abbiamo pensato che il ricordo di Anna potesse essere fatto solo dando voce alle sue diverse esperienze, ai diversi mondi che sono stati e sono i suoi mondi:

Anna è appartenuta a tutti questi mondi, ma a nessuno di essi in esclusiva: non alla comunità di S. Paolo, non al mondo scout, che pure tanto ha amato, neppure alla sua famiglia ha concesso l'esclusiva.       

In tutte queste realtà è cresciuta, ha ricevuto tanto e moltissimo ha dato, più di quanto lei non abbia mai saputo. Ovunque ha portato la luce della sua gioia. E proprio il nome di Luce le è stato dato in un'attività scout. Una luce, quella di Anna, che non è come quella di un faro, né quella di un riflettore, somiglia di più ad una fiammella, piccola ma tenace, alla luce che la lucciola porta dentro di sé.

La luce di Anna non sa illuminare a distanza, come fa quella di un faro, per illuminare deve farsi vicina. I riflettori si accendono sulle cose grandi, come le star del cinema, la luce di Anna illumina le cose piccole, quelle che non fanno notizia, e illuminandole le rende importanti ai suoi occhi e a quelli degli altri.

Le diverse esperienze in cui si è coinvolta, i diversi modi di vivere la fede si sono andati intrecciando dentro la sua vita, sono diventati la sua vita, a volte provocandole un po' di confusione e un po' di fatica in più.

A noi rimane ora la curiosità di conoscerci, di scoprire ciò che di magico e irripetibile Anna ha visto in ciascuna di queste esperienze. Forse anche noi ne usciremo un po' confusi, ma con una segreta speranza in cuore: che laddove c'è un po' di confusione, dove non tutto è chiaro e già stabilito, lo Spirito Santo trovi un terreno più favorevole per inserirsi e dire la sua.

Grazie Anna di averci fatto incontrare!       

 

 


 

 

Canto d'ingresso: La strada (Giorgio Gaber)

C'è solo la strada su cui puoi contare, la strada è0 l’unica salvezza,

c’è solo la voglia e il bisogno di uscire, di esporsi nella strada e nella piazza,

perché il giudizio universale non passa per le case, le case dove noi ci nascondiamo,

bisogna ritornare nella strada, nella strada per conoscere chi siamo.

 

C’è solo la strada su cui puoi contare, la strada è l’unica salvezza,

c’è solo la voglia e il bisogno di uscire, di esporsi nella strada e nella piazza,

perché il giudizio universale non passa per le case, e gli angeli non danno   appuntamenti,

e anche nelle case più spaziose, non c’è spazio per verifiche e confronti.

 

C’è solo la strada su cui puoi contare, la strada è l’unica salvezza,

c’è solo la voglia e il bisogno di uscire, di esporsi nella strada e nella piazza,

perché il giudizio universale non passa per le case, in casa non si sentono le trombe,

in casa ti allontani dalla vita, dalla lotta dal dolore e dalle bombe.

 

 

P.: Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.  Tutti: Amen.

P.: La grazia del Signore nostro Gesù Cristo, l'amore di Dio, Padre e Madre, e la comunione dello Spirito Santo sia con tutti voi.  Tutti: E con il tuo spirito.

 

Momento penitenziale

P.: La speranza nella misericordia del Signore non ci esime dal seguire la via da lui indicata.

Chiediamo perdono per le nostre mancanze (pausa di silenzio) 

P.: Pietà di noi, Signore.

         Tutti: Contro di te e contro i fratelli e le sorelle abbiamo peccato.

P.: Mostraci, Signore, la tua misericordia.

         Tutti: E donaci la tua salvezza.

P.: Dio, che manifesta la sua potenza soprattutto nella misericordia, perdoni i nostri peccati e ci conduca alla vita eterna.

Tutti: Amen.

 

I Lettura: dagli Atti degli Apostoli (2, 42-47)

Essi ascoltavano con assiduità l'insegnamento degli apostoli, vivevano insieme fraternamente, partecipavano alla Cena del Signore e pregavano insieme.

Dio faceva molti miracoli e prodigi per mezzo degli apostoli: per questo ognuno era preso da timore. Tutti i credenti vivevano insieme e mettevano in comune tutto quello che possedevano. Vendevano le loro proprietà e i loro beni e distribuivano i soldi fra tutti secondo le necessità di ciascuno. Ogni giorno, tutti insieme, frequentavano il tempio. Spezzavano il pane di casa in casa e mangiavano con gioia e semplicità di cuore. Lodavano Dio, ed erano ben visti da tutta la gente. Di giorno in giorno il Signore faceva crescere il numero di quelli che giungevano alla salvezza.  

L: Parola ispirata da Dio                    Tutti: Lode a te o Signore  

 

Canto: Adonài ro'ì (Salmo 23, musica di Piera Cori)


 

(solista)      Adonài ro'ì, lo' echsàr.

Adonài ro'ì, lo' echsàr.

Adonài ro'ì, Adonài ro'ì,

Adonài ro'ì, lo' echsàr.

 

(insieme)

Adonài ro'ì, lo' echsàr.

Adonài ro'ì, lo' echsàr.

Adonài ro'ì, Adonài ro'ì,

Adonài ro'ì, lo' echsàr.

 

Bin'ot dèsce iarbizèni,

'al-mè menuchòt ienahalèni.

Nafscì iesciuvèv,

nafsci iesciuvèv.

 

(insieme)      

Adonài ro'ì, lo' echsàr…

 

Ianchèni bemàgghele-zèdek

lemà'an scemò,

lemà'an scemò.

 

(insieme)      

Adonài ro'ì, lo' echsàr…

 

Gam ki-èlek beghè zalmàvet, lo-irà ra',

ki attà 'immadì.

Scivtekà umisciantèka,

hèmma ienachamùni,

ki attà 'immadì.

 

(insieme)      

Adonài ro'ì, lo' echsàr…

 

Ta'aròk lefanài sciulchàn nèghed zorerài,

disciànta vascèmen roscì, kosì revaià.

 

(insieme)      

Adonài ro'ì, lo' echsàr…

 

Ak, tòv vachèsed

irdefùni kol-iemè chaiài,

vesciavtì bevèt-Adonài le'òrek iamìm.

 

(insieme)      

Adonài ro'ì, lo' echsàr...

 

(solista)      Adonài ro'ì, lo' echsàr...

 

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1 Salmo. Di Davide.
Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla;
2 su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.
3 Mi rinfranca, mi guida per il giusto cammino,
per amore del suo nome.
4 Se dovessi camminare in una valle oscura,
non temerei alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza.
5 Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici;
cospargi di olio il mio capo.
Il mio calice trabocca.
6 Felicità e grazia mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
e abiterò nella casa del Signore
per lunghissimi anni.


 
 

 

 


 

 

Canto: Alleluia

Alleluia, alleluia, alleluia, alleluia,

alleluia, alleluia, alleluia, alleluia

 

Ed oggi ancora mio Signore ascolterò la tua parola che mi guida

nel cammino della vita

 

Alleluia …

 

II Lettura: dal Vangelo di Luca (24, 13-34)

Quello stesso giorno due discepoli stavano andando verso Emmaus, un villaggio lontano circa sette miglia da Gerusalemme. Lungo la via parlavano tra loro di quel che era accaduto in Gerusalemme in quei giorni.

Mentre parlavano e discutevano, Gesù si avvicinò e si mise a camminare con loro. Essi però non lo riconobbero, perché i loro occhi erano accecati.

Gesù domandò loro: - Di che cosa state discutendo tra voi mentre camminate?

Essi allora si fermarono, tristi. Uno di loro, un certo Cleopa, disse a Gesù: - Sei tu l'unico a Gerusalemme a non sapere quel che è successo in questi ultimi giorni?

Gesù domandò: - Che cosa è successo?

Quelli risposero: - Il caso di Gesù, il Nazzareno! Era un profeta potente davanti a Dio e agli uomini, sia per quel che faceva sia per quel che diceva. Ma i capi dei sacerdoti e il popolo l'hanno condannato a morte e l'hanno fatto crocifiggere. Noi speravamo che fosse lui a liberare il popolo d'Israele! Ma siamo già al terzo giorno da quando sono accaduti questi fatti. Una cosa però ci ha sconvolto: alcune donne del nostro gruppo sono andate di buon mattino al sepolcro di Gesù ma non hanno trovato il suo corpo. Allora sono tornate indietro e ci hanno detto di aver avuto una visione: alcuni angeli le hanno assicurate che Gesù è vivo. Poi sono andati al sepolcro altri del nostro gruppo e hanno trovato tutto come avevano detto le donne, ma lui, Gesù, non l'hanno visto.

Allora Gesù disse: - Voi capite poco davvero; come siete lenti a credere quel che i profeti hanno scritto! Il Messia non doveva forse soffrire queste cose prima di entrare nella sua gloria?

Quindi Gesù spiegò ai due discepoli i passi della Bibbia che lo riguardavano. Cominciò dai libri di Mosé fino agli scritti di tutti i profeti.

Intanto arrivarono al villaggio dove erano diretti, e Gesù fece finta di voler continuare il viaggio. Ma quei due discepoli lo trattennero dicendo: "Resta con noi perché il sole ormai tramonta". Perciò Gesù entrò nel villaggio per rimanere con loro. Poi si mise a tavola con loro, prese il pane e pronunziò la preghiera di benedizione; lo spezzò e cominciò a distribuirlo.

In quel momento gli occhi dei due discepoli si aprirono e riconobbero Gesù, ma lui sparì dalla loro vista. Si dissero l'un l'altro: "Noi sentivamo come un fuoco nel cuore, quando egli lungo la via ci parlava e ci spiegava la Bibbia!"

Quindi si alzarono e ritornarono subito a Gerusalemme. Là, trovarono gli undici discepoli riuniti con i loro compagni.

Questi dicevano: "Il Signore è risuscitato veramente ed è apparso a Simone". A loro volta i due discepoli raccontarono quel che era loro accaduto lungo il cammino, e dicevano che lo avevano riconosciuto nello spezzare il pane.

L: Parola ispirata dal Signore             Tutti: Lode a te o Cristo    

 

Interventi e preghiere (riportati di seguito)

 

Segno della luce

Ora ricordiamo insieme Anna con il segno della Luce, accendendo ognuno e ognuna di noi la propria candela da quella di chi abbiamo accanto, per regalarci l'un l'altra quella luce magica, che abbiamo visto negli occhi di Anna, perché ci permetta di vedere, di accorgerci delle cose piccole e di illuminarle.

 

Offertorio

Durante l'offertorio vengono portati sull'altare tanti segni dei vari mondi di Anna:

(Piera) I segnalibri disegnati da Piera con il segno della luce e con la frase del Vangelo: "Rispenda la vostra luce davanti agli uomini perché vedano le vostre opere buone e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli"

(Patrizia) La foto delle cugine da piccole

(Dea) Breus (dai Canti popolari bretoni, traduzione di Giovanni Pascoli), che ha ispirato la prima recita delle cugine

(Marzia) Il pon pon che ha usato Anna per insegnare a Luna la lettera A e la prima parola che Luna ha detto: Anna

(Anna T.) La foto con le colleghe di Standa, prima che Anna andasse in pensione

(Paola) Il fazzolettone scout con attaccati una piccola chitarra ed uno scarponcino, come segno dell'esperienza scout di Anna

(Marco B.) Gli scarponi di Anna, che l'hanno accompagnata nel suo cammino scout

(Adriana) La poesia scritta da Anna ad Adriana

(Anna B.) Lo statuto dell'ARMEL

(Francesco) Il cellulare con cui Francesco comunicava con la mamma 

 

Canto: Vorrei essere


 

Vorrei essere un chicco di grano,

affidarmi alla terra accogliente,

esser pane del genere umano,

esser cibo di tutta la gente.

 

Vorrei essere un tralcio di vite,

dare grappoli dolci e maturi,

rallegrare le mense imbandite,

render gli animi forti e sicuri.

Vorrei essere un raggio di sole,

asciugare i bucati distesi,

risvegliare le rose e le viole,

riscaldare campagne e paesi.

 

Vorrei essere un ramo d'olivo,

verde simbolo di fratellanza,

dare pace a chi ancora ne è privo,

e portare nel mondo speranza.


 

 

Preghiera eucaristica: Cercare Dio


 

O Dio,

che molte volte hai ammonito il tuo popolo

a non crearsi immagini di te,

aiutaci a cercarti in ogni uomo e in ogni donna

a riconoscerti nei fatti della storia.

 

Né in una sola immagine

né in molte parole

puoi essere rinchiuso,

tu che ci hai creato a tua immagine

e ci hai donato Gesù,

la tua Parola.

 

Coloro che dicono di possederti

bestemmiano,

mentre tu sei vicino

a chi ti cerca anche senza conoscerti.

                 (si canta il Santo)

La nostra speranza

è che il tuo Spirito ci illumini,

ci faccia attenti a riceverti nel cuore,

a riconoscerti sulla strada di Emmaus

nell’ultima delle tue creature.

 

Per questo ti preghiamo,

nel nome di Gesù che è tra noi,

di mandare il tuo Spirito vivificante

a rendere per noi

cibo di speranza e di fede

il pane e il vino di questa mensa.

 

Gesù infatti,

nella notte in cui fu consegnato al potere,

prese il pane,

fece la preghiera di benedizione,

lo spezzò,

lo diede ai suoi discepoli e disse:

Prendete, questo è il mio corpo”.

 

Poi prese la coppa del vino,

fece la preghiera di ringraziamento,

la diede ai suoi discepoli

e tutti ne bevvero.

 

Gesù disse:

Questo è il mio sangue

offerto per tutti.

Con questo sangue

Dio rinnova la sua alleanza”.

 

Il tuo corpo ed il tuo sangue,

Gesù,

si trasformino in noi in forza d’amore

così da essere uniti a te

e a tutti i fratelli e le sorelle.

 

Amen!

 


 

 

Padre nostro

 

Scambio della pace

 

Alla Comunione:

P.: Il Signore ci invita tutti alla sua mensa: ecco l'agnello di Dio che prende su di sé i peccati del mondo.

Tutti: O Signore non sono degno di partecipare alla tua mensa, ma di soltanto una parola ed io sarò salvato.

 


 

 

Canto: Per sempre (testo di T. Tagore, musica di Piera Cori)


 

Rit.: Mi hai fatto senza fine

questa è la tua volontà

mi hai fatto senza fine

questa è la tua volontà.

 

Questo piccolo fragile vaso tu

continuamente lo vuoti

continuamente lo riempi

di vita sempre nuova.

 

Rit.: Mi hai fatto …

 

 

Questo piccolo flauto di canna tu

hai portato per valli e colline

attraverso di esso hai soffiato tu

melodie eternamente nuove.

 

Rit.: Mi hai fatto …

 

Su queste piccole fragili mani tu

fai scendere doni infiniti

passa il tempo e passa l’età

e tu continui a riempire ancora

 

Rit.: Mi hai fatto …


 

 


 

Canto: Il pescatore  (Fabrizio De Andrè)

All’ombra dell’ultimo sole s’era assopito un pescatore

E aveva un solco lungo il viso  come una specie di sorriso

 

Venne alla spiaggia un assassino  due occhi grandi da bambino

due occhi enormi di paura eran gli specchi di un’avventura.

                                                                                                                         

E chiese al vecchio dammi il pane ho poco tempo e troppa fame

e chiese al vecchio dammi il vino ho sete e sono un assassino.

 

Gli occhi dischiuse il vecchio al giorno non si guardò neppure intorno

ma versò il vino e spezzò il pane per chi diceva ho sete ho fame.

 

E fu il calore di un momento poi via di nuovo verso il vento

Davanti agli occhi ancora il sole dietro alle spalle un pescatore.

 

Dietro alle spalle un pescatore e la memoria è già dolore

È già il rimpianto di un aprile giocato all’ombra di un cortile.            

 

Vennero in sella due gendarmi vennero in sella con le armi

Chiesero al vecchio se lì vicino fosse passato un assassino.

 

Ma all’ombra dell’ultimo sole s’era assopito un pescatore

E aveva un solco lungo il viso come un specie di sorriso

E aveva un solco lungo il viso come una specie di sorriso.                                                     


 

Spirito, fa (David Maria Turoldo, O sensi miei!)


 

Spirito, fa che ogni giorno componga

una lode al mio Dio: voce che raccolga

il gemito delle cose.

 

Voce per il silenzio …

 

Voce per chi non ha voce:

per il povero e il disperato,

per chi è solo,

per chi è nato ora

in ogni punto del globo …

 

Dio della vita,

sei tu che nasci,

che continui a nascere

in ogni vita.

 

Voce per chi muore ora:

perché non muore,

non muore nessuno:

niente e nessuno muore

perché tu sei.

 

Tu sei,

e tutto vive,

è il Tutto in te che vive:

anche la morte!


 

 

Canto e danza finali: Giovani e vecchi (da Geremia 31, 13)

(maschi)     Giovani e vecchi si rallegreranno

(femmine)   e insieme le fanciulle danzeran!

(insieme)    Lai Lai Lai Lai Lai Lai Lai Lai Lai Lai Lai Lai Lai

                   Lai Lai Lai Lai Lai Lai Lai Lai Lai Lai!

 

(maschi)     Io cambierò il dolore in allegrezza!

(femmine)   E io li consolerò

(insieme)    Si canterà amore e libertà, gran festa ci sarà,

                   la pace tornerà      lai      lai      lai      lai!

                   Si canterà amore e libertà, gran festa ci sarà,

                   la pace regnerà     lai      lai!

 

(si ripete 3 volte, sempre più veloce)


 

Interventi

La "predica" in questa celebrazione è toccata ad Anna. L'ha fatta con tanti spezzoni della sua vita raccontati dai presenti.

 

Piera 

La strada che porta a Emmaus è frequentatissima.

Lo è stata nel passato, lo è nel presente, e certamente lo sarà nel futuro.

È la strada che intraprendiamo quando il Dolore brucia la nostra esistenza. È la strada che esprime la tragedia che si abbatte su noi per la perdita, la morte, il distacco di qualcuno che ci è caro più della vita. “Noi speravamo…”

Camminare verso Emmaus è fuggire. Fuggire, nell’illusione di poter dimenticare, ricominciare, ricostruire lontano…

Il Risorto colui che ha compassione di noi al punto tale da accogliere la morte di croce per salvarci, non accetta che la nostra vita vada alla deriva, che gli occhi e il cuore siano chiusi. Chiusi all’amore.

Così si affianca a noi, e come una madre fa con il suo bambino, ci racconta la storia d’amore che Dio ha intrecciato per noi. È amore tutto quello che è accaduto, ci dice spiegandoci le scritture, è amore anche se i vostri occhi vedono tragedia e il vostro cuore è serrato dal dolore.

Non capiscono i discepoli, e non capiamo noi, ma quel racconto riscalda il cuore, come un raggio di sole penetrato, per non so quale provvidenziale crepa, in una stanza buia e gelida.

È il primo passo verso la gioia.

Quel raggio di sole è vita. Non vogliamo si spenga. Quel raggio di sole è filo di speranza resistente e forte, forte come l’amore che solo Dio è capace di donare.

Resta con noi perché si fa sera, perché il buio ci fa paura.

“Il Dio forestiero”, “il lontano” da noi, - così lo consideriamo quando ci appare sordo alle nostre tragedie, - si siede alla nostra tavola e compie l’unico gesto capace di aprire i nostri occhi e di donare al nostro cuore la gioia.

Spezza il Pane per noi.

Sì, il memoriale della sua pasqua apre i nostri occhi e il nostro cuore e ci spinge a fare altrettanto, a vivere con lo stesso amore. Spezzare il pane con lui e per i nostri fratelli è la sola cosa che ci mette nella Comunione.

Comunione capace di accorciare ogni distanza, come quella tra ricco e povero, tra sapiente e stolto , tra giovane e vecchio, tra i Viventi e noi che siamo in cammino verso la vita.

L’incontro col Risorto, ci dicono i discepoli di Emmaus è una esperienza che prende completamente la nostra vita, i nostri sensi vista, udito, odorato, gusto e tatto.

È la stessa forte esperienza che Giovanni ci comunica nella sua prima lettera: “quello che noi abbiamo visto e udito, quello che abbiamo contemplato e le nostre mani hanno toccato… lo annunciamo a voi…”

Il vero annuncio ha l’unica forza del testimone. Solo questa testimonianza ricca di gioia è capace di contagiare e di portare la festa nel cuore di ogni uomo.

Dea

Tra i tanti ricordi che ho di Anna voglio condividere con voi questa sera qualche ricordo del mondo della nostra infanzia e della nostra adolescenza. Quando io sono nata, Anna aveva quattro anni: da allora ci conosciamo. Quando abbiamo cominciato a muoverci autonomamente, senza i nostri genitori, ci vedevamo tutte le domeniche io, Anna e altre cinque cugine, tutte rigorosamente femmine. In realtà poi il numero delle cugine è cresciuto: siamo diventate otto, però Adriana, che è l'ultima, era troppo piccola per età per unirsi al gruppo delle sette.

Questo racconto lo faremo per flash, l'unico modo per raccontare una storia così lunga.

Primo flash: La borsa rotta di zio Toto

Zio Toto è il più giovane tra i fratelli di mio padre. Non è qui con noi oggi, si trova in Albania; è un religioso della famiglia dei Giuseppini. Quando veniva a Roma una volta l'anno, per la nostra famiglia era come se arrivasse il papa. In quell'occasione si faceva una grande festa dove tutta la famiglia si riuniva. Quell'anno si decise di regalargli una borsa - secondo le abitudini dei nostri genitori, il regalo doveva essere sempre una cosa utile! Noi cugine, sempre molto attente a tutto ciò che girava intorno a questo evento, una volta conosciute le intenzioni dei nostri genitori, cominciammo a pensare a quale potesse essere il nostro contributo al regalo. Non sarebbe stato un contributo in soldi. Il ragionamento fu il seguente: un regalo è bello se è apprezzato, il nostro compito era dunque quello di far apprezzare il più possibile il regalo a zio Toto. L'idea venne: per fargli apprezzare il regalo, gli avremmo distrutto completamente la borsa precedente! Ovviamente questo doveva essere fatto di nascosto e con gradualità, perché non fosse troppo evidente. Poiché lui andava a trovare ora una famiglia ora l'altra, c'era sempre una cugina di turno pronta a rompergli un pezzo della sua borsa. Il regalo fu un grandissimo successo e soprattutto a quel punto più che mai utile, in linea con quello che si erano prefisso i nostri genitori. Nessuno ha mai saputo che il merito era anche nostro! 

Secondo flash: il nostro giornalino

A un certo punto, chissà come chissà perché, ci venne in mente di scrivere un giornalino. Il titolo: La voce delle cugine. Due numeri in tutto. Anna scriveva poesie, Piera curava l'angolo della moda e le barzellette, io ero addetta ai cruciverba, inoltre, poiché in quel periodo ero in vacanza ad Acuto, un paesino vicino Fiuggi, facevo interviste ai tranquilli abitanti del posto, che comparivano nel giornalino sotto la scritta: "Dalla nostra corrispondente ad Acuto". Tiratura: copia unica. Tutti i parenti erano obbligati ad acquistare il giornalino, dopo alcuni giorni ce lo dovevano restituire per poterlo passare al parente successivo. C'era il problema delle parole crociate che, per questo motivo, dovevano essere scritte a matita, in modo da poter essere cancellate prima della vendita successiva. Il ricavato lo davamo in chiesa per le missioni.

Terzo flash: Cugine e cugini

Nostro malgrado siamo cresciute e Piera ha deciso di farsi suora. Era ostacolata in questa decisione da sua madre, perciò pensammo che la cosa trasgressiva da fare in quella occasione fosse di accompagnare qualche pomeriggio Piera di nascosto dalle suore. Non so se per merito delle suore o se perché noi arrivando sconvolgevamo la loro tranquilla vita di convento, fatto sta che quei pomeriggi dalle suore ci divertivamo tantissimo. A diciannove anni Piera partì. Pensavamo di averlo preparato quel momento ed invece ci colse completamente impreparate e, dopo un rapporto così forte di vicinanza e complicità, non fummo capaci di gestire il distacco, anche perché le esperienze che ci aspettavano erano tutte diverse ed altrettanto forti: Piera con le suore, io a scuola ho scoperto la politica (erano gli anni successivi al '68), poi con Anna nel '73 siamo approdate a questa comunità e abbiamo vissuto insieme in modo estremamente intenso questa esperienza per molti anni.

Molto tempo dopo la partenza di Piera, via via le altre sei cugine hanno avuto dei figli, con qualche rarissima eccezione tutti maschi. Cinque tra loro: Francesco, Mirko, Gianluca, Marco ed Emanuele, figli miei, di Anna e di Patrizia, ci hanno copiato l'idea e hanno fatto il gruppo dei cugini. Qui l'intreccio tra la mia vita e quella di Anna è diventato un groviglio, senza più nessuna speranza di trovare il bandolo: Emanuele e Marco hanno fatto l'esperienza scout con Anna e Vincenzo, hanno fatto e fanno con noi l'esperienza dei campi e del gruppo giovani a S. Paolo. E poi siccome la fantasia, chissà se per DNA o per qualche altra via, si contagia, la loro attività preferita è quella dei giochi di ruolo. Più volte abbiamo proposto di venire a casa nostra, ma loro preferiscono riunirsi in cantina, dove sembra si crei l'atmosfera più adatta per vivere le avventure che di volta in volta uno di loro prepara.

Io mi fermo qui, ma la storia continua, se volessimo mettere insieme tanti di questi flash ci sarebbe davvero da scrivere un libro a più mani: un libro senza la parola fine, con tante pagine bianche per scrivere le cose che devono ancora succedere. Il titolo potrebbe essere: Cugine contro cugini. Vinciamo noi ma lasciamo ai cugini la possibilità di provare!

 

Luciano

E' difficile dire di Anna in poche parole, quello da dire mi viene dettato dai ricordi, dalle sue frasi, dalle strillate che mi sono preso. Tutto come insegnamento che vi sembrerà strano ma mi porto addosso ancora oggi. La sua straordinaria capacità di darti il bastone e la carota allo stesso momento. Era una fonte di amore per il prossimo, nella sua vita ha fatto e dato tanto per gli altri, perché lei era così: altruista senza riserve, e tutti noi che l'abbiamo conosciuta e amata non potremmo mai ringraziarla abbastanza. Anche se adesso non c'è più per me rimane un punto di riferimento, un modello, un esempio, per il suo grande altruismo e la sua grande umanità.

Un abbraccio

Luciano   

 

Marco T.

Il Menestrello

Era una serata come tante altre al castello. La sala del Duca era ormai piena. Gli ospiti sedevano in una grande tavolata imbandita e i servi già iniziavano a servire la selvaggina, presa in una battuta di caccia nella vicina foresta. Nella sala c'era un'atmosfera fredda, distaccata. Come sempre, infatti, in questi banchetti gli invitati pensavano solo a bere e a mangiare, limitandosi a scambiare, per cortesia, qualche battuta con il vicino.

Il Menestrello sorrideva, sapeva che adesso era il suo turno, ma voleva aspettare ancora un po' per godersi la faccia impacciata del Duca, rossa dalla vergogna, che attendeva con ansia un suo provvidenziale intervento, l'unico in grado di risollevare la serata.

Ma adesso, basta indugiare, toccava a lei, si lei: il Menestrello era una donna, una piccola donna per precisione. In effetti era difficile da immaginare dato il suo mestiere. Veniva chiamata anche giullare, bardo, cantastorie, solo a casa con la sua famiglia veniva chiamata con il suo vero nome. Lei aveva sempre riso e fatto ridere gli altri, intrattenendo tutti con le sue storie avvincenti e con le sue canzoni, che accompagnava con un prezioso liuto. Era una fonte spontanea di gioia e sorriso, ma era anche una donna forte e coraggiosa. Per questo aveva deciso di non tenere solo per sé e la sua famiglia queste virtù, ma di condividerle con il resto del mondo, diventando così un Menestrello. In questo modo la piccola donna aveva viaggiato molto e conosciuto diverse realtà alle quali tanto aveva dato quanto ricevuto.

Distogliendo la mente da questi pensieri, il Menestrello si alzò da tavola con un lieve movimento e, con voce calma e pacata, cominciò a narrare una delle sue storie. Al sentire quella voce che narrava, un grande silenzio invase la sala. Tutti gli ospiti, fino a quel momento distanti l'uno dall'altro, si ritrovarono insieme, uniti per la prima volta, attorno alla piccola donna. La gioia con cui il Menestrello narrava la sua storia aveva incantato tutti come per magia e aveva cambiato irreversibilmente la serata, che si trasformò di lì a poco in una vera e propria festa con giochi, scherzi, canti e balli. La fredda sala era ora riscaldata dalla voce della donna. Era come se le persone lì presenti si fossero conosciute da tutta una vita, come se fossero un gruppo di adolescenti che spensieratamente si divertono senza sapere cosa riservi loro il domani.

Ora il Menestrello era davvero felice perché era riuscito nel suo intento…e mentre la festa continuava, di soppiatto uscì da una delle porte secondarie del castello senza lasciare alcuna traccia di sé.

Ora infatti doveva andare. Doveva andare in luoghi lontani e irraggiungibili, sconosciuti ad ogni essere mortale, luoghi dove, forse, c'era ancora bisogno di un Menestrello capace di dare sempre una mano e un sorriso a chi ne avesse bisogno.

Per te cara zia,

Marco

 

Anna T.

Io rappresento il mondo di Standa. Con Anna abbiamo passato quasi trent'anni insieme, eravamo rappresentanti sindacali CGIL. Era altruista, brava, sempre al fianco di chi era più debole, un'amica per tutti. In trenta anni ci possono essere  tante divergenze tra colleghe però, parlando di Anna, eravamo sempre tutte d'accordo, perché era grande, in tutto e lo è stata anche nella sua malattia.

Di lei mi ricordo anche tante cose simpatiche. Da Standa la sentivamo sempre cantare, la mattina mentre sistemava il reparto, metteva da parte le scarpe scompagnate e ce le proponeva come affari, qualcuna di noi le acquistava e tutto diventava una barzelletta. Anna era questo, una persona simpatica, positiva alla quale volevamo tutti bene. E Anna ci manca a tutti.

 

Consuelo

Carissima Anna,

sorella mia dolcissima, anche se la mia fede non è forte come vorrei, non riesco a non credere che sei in un luogo pieno di gioia e d’amore, insieme alla mia piccola Valentina e a tutti coloro che nella vita hanno cercato amore e giustizia e voglio pensare che siano tanti, perché al Signore basta un piccolo desiderio di bene e forse anche meno.

La tua vita, per noi che ti abbiamo conosciuta tanto breve, è stata tutta un anelito al bene, producendo ogni giorno frutti di amore, gioia, speranza, bontà.

Il giorno dell’estremo saluto alle tue spoglie mortali (la tua bellissima scorza) seduta nel banco nella chiesa gremita, ti sentivo accanto a me, come mi eri accanto in chiesa nel giorno lontano e per me sempre presente del saluto alla piccola Vale.

Ti sei fatta un lungo viaggio fino ad Alessandria per starmi vicina, pregare con me e darmi conforto. E ora lo sai quanto conforto mi hai dato e come te ne sono stata grata e come era importante per me cantare stringendomi a te le canzoni di Piera e le altre canzoni di gioia; perché nemmeno allora, come adesso, potevo pensare che tutto finisse nella nera terra.

E a Roma, mentre ascoltavo tante testimonianze di amore, amicizia e affetto, avrei voluto anch’io avere la forza di alzarmi e andare al microfono a parlare, ma la commozione e il dolore si traducevano in un nodo alla gola così stretto e in lacrime così cocenti e copiose che non avrei proprio potuto tradurre in parole i miei pensieri e i miei ricordi.

Ciò che avrei voluto dire quel giorno lo metto ora per iscritto e, cara Anna, spero che le mie parole ti raggiungano lassù e che vengano lette in occasione della celebrazione in via Ostiense, soprattutto perché nella mail di Vincenzo ho letto che ci saranno dei giovani. Essi potranno concretamente rendersi conto che davvero l’amore è l’unica cosa che dà senso alla vita e non è un pensierino sdolcinato da cioccolatino.

Ricordo quando ci siamo conosciute, perché seguissi il tuo Francesco e mi hai dato fiducia nonostante fossi giovane e inesperta.

Ma tu, insieme al tuo Vincenzo, ti sei messa in gioco in prima persona e la sera studiavamo insieme e al mattino quel birichino ti svegliava alle 5,30 per fare gli esercizi (i giochi di Chicco) e tu, pur di aiutarlo, a quell’ora infelice ti mettevi a cantare e giocare con lui.

Più ti conoscevo e più ti ammiravo, perché avevi una tale forza d'amore da non chiuderti nella tua ansia e preoccupazione per il futuro di tuo figlio, bensì non solo hai saputo godere della sua infanzia, ma sei riuscita anche ad andare ben al di là, rendendoti membro attivo dell’associazione ARMEL per aiutare a diffondere il Metodo Drezancic, a dare una speranza ad altri genitori, accogliendo chi veniva da fuori, prendendoti le ferie durante i seminari; avendo imparato benissimo molte parti del Metodo, hai offerto il tuo tempo libero per aiutare altri bambini.

Hai sempre dato, anche se non sempre hai ricevuto la gratitudine che meritavi.
Tra di noi non c’è stato un ottimo rapporto genitore-logopedista, ma molto molto di più.

Mi sei stata vicina in tutte le fasi della mia vita; da vicino o da lontano hai condiviso gioie e dolori e io sapevo che tu c’eri sempre per una parola buona, per una risata, per un aiuto concreto, per una spalla su cui piangere.

Mi perdonino Piera e Patrizia, se continuo a chiamarti “sorella”, ma un’amica come te entra nel sangue, nella vita, nel cuore a tal punto che si mescola a tutte le cellule.

Grazie, cara Anna, grazie di tutto.

Continua a starmi vicino e a volermi bene.

Tua Chicco


 

Anna B.

Insieme con Anna sono stata presidente dell'ARMEL, l'associazione che opera per la riabilitazione dei bambini sordi. Anna ha fatto tanto per tanti bambini, senza volere niente in cambio. Tra i genitori è riuscita per prima ad imparare il metodo. Lei e Vincenzo hanno colto a  pieno l'apertura che un genitore deve avere rispetto al mondo della sordità, come la sordità possa essere sconfitta e insieme hanno lavorato per la diffusione del metodo. La loro casa è sempre stata aperta a tutti, hanno ospitato tantissime persone. Anna sapeva sempre trovare una parola di conforto, più e meglio di quello che sanno fare psicologi ed esperti.  

Il ricordo più chiaro che ho di Anna sono i suoi capelli neri a caschetto, un sorriso indimenticabile, aperto incondizionatamente alla vita e al mondo intero. La sua andatura sempre frettolosa, la sua voglia di “fare” a dispetto dell’indolenza e dell’indifferenza dei più. Come dimenticare il suo modo di intervenire nei momenti di intensa discussione con semplicità ed in modo diretto, senza grandi costruzioni mentali, non consone ad uno spirito così puro, quale lei è. La sua energia mi manca da tempo e mi sforzo di trattenerla così nel mio cuore perché so che questo mi fa e ci fa bene.

 

Laura

Essere sincera,

trasparente come l’acqua del lago in un giorno di cielo sereno.

Essere forte,

forte come la roccia che nessun colpo potrà mai spezzare.

Essere retta,

retta come il pioppo che si innalza in un campo.

E semplice,

semplice come l’allodola che ha un solo canto, e che lo reca nel cielo in uno slancio di gioia.

Tratto da “Il libro di Lézard”

 

La semplicità è quello che tu, più di tutto, mi hai trasmesso, semplicità nel tuo essere, semplicità con cui mi raccontavi tutte quelle storie divertenti ma soprattutto storie che facevano parte della tua vita.

Mi affascinava sentire ogni volta come le raccontavi, con un gran sorriso sulle labbra; forse pensavi a quanto ti eri divertita.

Semplicità con cui cantavi ma con la quale trasmettevi forti emozioni perché il tuo canto era un canto di gioia. Quanto ti impegnavi e alcune volte ti arrabbiavi, nell’intento di farci cantare bene, per te era importante.

Terrò nel mio piccolo cuoricino stretti tutti questi doni preziosi.

E nel ricordo una lacrima scivolerà sul mio viso triste per averti perso ma col pensiero di sentirti sempre in mezzo a noi.

Ti voglio bene

Laura

 

Susanna

Nella testa mi vengono in mente un mucchio di cose da dire, poi davanti al foglio bianco sembra che tutto si perda. Non riesco a cominciare, forse  vorrei che non fosse vero quello che è accaduto, forse vorrei ancora desiderare che Anna e Vincenzo venissero a cena a casa mia insieme come è successo durante le vacanze di Natale.

Solo quando ho saputo che ce l'avevano portata via, ho pensato a quanto possa essere stato difficile per lei venire quella sera, con tutto ciò che ultimamente le era necessario per poter essere sempre e comunque una persona splendida. Io mi ero attardata a preparare la cena e ho avvertito un po' di timore: - Forse l'ossigeno finirà, mi devo sbrigare! - Poi siamo riusciti a mangiare e a ricreare l'atmosfera che c'era stata quando ci siamo conosciuti. Sono passati circa trent'anni ma il clima era lo stesso: battute, scherzi e tanti bei sorrisi. Pensare che è trascorso tanto tempo per farci essere sempre gli stessi mi rende orgogliosa. Quanta gente sento dire: - Pensa vent'anni fa, quasi non mi ricordavo più dell'esistenza di quella situazione.

Forse non sono riuscita a spiegare quel che volevo dire. Secondo voi quando un ricordo diventa lontano, quando le persone con cui abbiamo trascorso momenti sereni diventano sconosciute perché accade? Lascio a voi la risposta, per quanto mi riguarda penso che riuscire a rimanere sé stessi per tutta la vita è un'impresa. Anna questa impresa è riuscita a realizzarla, e non solo questa perché ognuno di noi sa quanto tempo ha dedicato agli impegni di cui aveva assunto la cura.

Mi sembra di non aver detto niente rispetto a tutto ciò che si potrebbe dire. Un'altra cosa però la voglio proprio dire: Grazie Anna, sono contenta di aver avuto il privilegio di averti conosciuta e di averti frequentata, non voglio dimenticarmi di te.   

 

Marzia

Non ho preparato un intervento, ma sento di dover parlare a nome di Luna, la mia nipotina che Anna ha conosciuto da quando è nata. Vorrei dire che se parlasse Luna direbbe non: - Grazie Anna - ma - E' veramente una gioia, Anna, averti conosciuta! -

Anna aveva iniziato a seguire con Luna un percorso di logoterapia: si era messa in testa che avrebbe parlato se avesse seguito con lei questo itinerario. Quando Luna ha cambiato casa ed è andata ad abitare più lontano, hanno dovuto interrompere, e questo è rimasto sempre un cruccio per Anna, ma, credetemi, le parole che ancora adesso Luna dice gliele ha insegnate Anna.

Anna ha sempre avuto con lei un atteggiamento di gioia, la chiamava Principessa, apprezzava la postura eretta di Luna, il suo bel collo, aveva di lei quella visione positiva che io spero sempre di trovare negli occhi degli altri quando con Luna vado in giro, e che da una grande forza.

Vorrei anche ricordare Anna con una sua battuta, che sicuramente Dea, Teresa e Vincenzo ricorderanno: - Non vorrei fare tardi. Io ho conosciuta Anna nel '74, erano gli anni in cui si faceva sempre tardi, perché avevamo sempre da riunirci, qui in comunità, nei gruppi femministi che frequentavamo. I genitori, che cercavano di farci rientrare prima, li sentivamo come un freno, un po' come una zavorra, ma Anna cercava comunque di non dispiacere alla madre e ad un certo punto della serata tirava fuori questa sua frase, per cui la prendevamo sempre in giro. E quella stessa frase ci ripeteva timidamente negli ultimi tempi, quando non ce la faceva a sostenere il ritmo serale dei nostri incontri del sabato, perché le forze le mancavano; però caparbiamente ha sempre cercato di fare tutto. Io sono andata al cinema con Anna il sabato prima che se ne andasse. Quella serata non la scoderò mai, avevamo avuto difficoltà con i posti, del film, "Il mercante di Venezia", non ho capito niente, perché vedevo Anna sofferente, con problemi di ossigeno. Però, quando siamo usciti, Anna mi ha detto: - Mi raccomando il prossimo sabato andiamo ancora al cinema. Questa era Anna! 

 

Vincenzo

Vorrei fare una serie di ringraziamenti, prima di tutto alla comunità di S. Paolo, dove ho conosciuto Anna, che è stato il posto dove siamo cresciuti spiritualmente in questi trent'anni, non è stato certo l'unico, però è stato il nostro grande punto di riferimento, e anche se la nostra frequenza non è stata assidua, vi assicuro che questo è il luogo che più ci ha dato nella nostra crescita come credenti e come cristiani.

Devo ringraziare chi ha scritto e chi ha ispirato il salmo 23, cantato da Piera, perché è veramente la cosa più bella che ci sia nelle scritture, e subito dopo devo ringraziare Piera per averlo messo in musica e per saperlo cantare in maniera così limpida. Provo un forte coinvolgimento ed una forte commozione quando vedo il video dove Anna e Piera lo cantano insieme.

Altro ringraziamento lo devo fare a Dea che ha organizzato questo momento in comunità, che mi sembra molto bello.  

Gli interventi, quelli di oggi, quelli della celebrazione a S. Leone durante i funerali di Anna e quelli che mi sono arrivati nei giorni seguenti, mi hanno provocato una forte commozione. Però mi sono chiesto: - Perché queste frasi bellissime sono uscite dalla testa delle persone solo dopo la morte di Anna? - Sicuramente ad Anna avrebbe fatto  piacere sentire queste parole anche quando era in vita. La paura e la riservatezza ci impediscono a volte di manifestare i nostri sentimenti, io vorrei che tutti provassimo ad usare questa tempesta emotiva che la morte di Anna ha scatenato in tutti noi per allentare i freni, abbassare le difese e manifestare con meno paure e meno pudore i nostri sentimenti verso le persone a cui vogliamo bene. Può valerne la pena! 

 

Giovanni

Qualcuno si domanderà se c'è stata la predica in questa messa. C'è stato il racconto di una predica che è passata tra le casse di Standa, tra gli scout, in comunità, nell'associazione di logoterapia. Questa è l'unica predica di cui la nostra umanità, un po' arida in questi anni, ha veramente bisogno: una predica predicata per le strade come ai tempi di Francesco.

Sarebbe uno sbaglio però se ciò che Anna ha fatto, se questo modo di predicare ce lo tenessimo solo per noi, dobbiamo portarlo nella chiesa e nella nostra società. Stasera la chiesa romana ha un nuovo vescovo, Benedetto XVI, a cui faccio gli auguri. Per noi è difficile arrivarci, ma speriamo che possa essere Anna l'angelo che porti in alto la voce di chi ha bisogno di prediche capaci di farsi vita, di chi ci chiede di spezzare, oltre che il pane, la vita giorno per giorno.

 

Giusi

Parlo a nome del gruppo Un tratto di strada. Insieme ad Anna, Vincenzo, Mirko e Francesco abbiamo trascorso cinque anni molto belli. Nel nostro lavoro di assistenti sociali noi vediamo tante situazioni, ma l'esperienza che ci hanno portato Anna e Vincenzo è stata veramente arricchente, ha fatto crescere tutti, anche noi operatori, non eravamo solo noi i "tecnici", lo sono stati anche loro. Sono stati una famiglia aperta, che non ha letto sui libri come si faceva l'affidamento, l'hanno fatto con la semplicità dell'accoglienza.

Quando mi scoraggiavo, davanti a tante difficoltà, Anna e Vincenzo mi spronavano sempre ad andare avanti, e poi mi rendevo conto che le strade si aprivano. Quello che abbiamo fatto in questi cinque anni, lo dobbiamo molto a loro e alla loro testimonianza. Mi ha aiutato tantissimo anche parlare con Mirko. Spesso mi sono chiesta se l'affidamento familiare abbia un senso, se abbia un senso avere due famiglie, Mirko mi ha fatto capire che è veramente un valore e che avere due famiglie può essere una ricchezza.

Anna e Vincenzo hanno portato la cosa principale che serve in un affido familiare: la loro vita, il loro esempio, il valore della famiglia e questo ha fatto sì che Mirko potesse diventare il ragazzo maturo e intelligente che è, una persona con dei principi, dei valori, in questo mondo dove tutto sembra andare di corsa.   

L'entusiasmo di Anna, che fino all'ultimo, anche con l'ossigeno partecipava attivamente ai nostri incontri, la ricchezza che ci hanno portato lei e Vincenzo non possono finire qui. Ci devono spingere ad andare avanti.

Io vi ringrazio molto: pensavo che questa fosse una messa normale e invece è stato un momento di condivisione davvero importante, vissuto con emozione e autenticità, in questo giorno in cui è stato fatto il nuovo papa e in cui tutti ci sentiamo in uno spirito particolare.

 

Anna M.

Anna,

ho iniziato più di una volta un pensiero per te e a questo punto mi è sempre caduta la matita dalle mani! Cosa scriverti? Di che parlare? Che raccontarti? E' un enigma che ancora mi perseguita. Ma oggi voglio mettercela tutta e spero di arrivare a scriverti due parole.

Inizio col dirti che non avrei mai immaginato di volerti tanto bene: solo ora sento nel mio cuore, e perché no nel mio corpo, la mancanza del tuo sorriso, del tuo affetto, la mancanza di te. Nei miei occhi mi è rimasto il tuo visetto, l'espressione di dolcezza e serenità che hai assunto per il tuo sonno eterno. Sono passati tanti anni dal nostro primo incontro ed ora ricordo con piacere e gioia quando io, donna ormai adulta, venivo da te per chiedere consigli su tante cose, per un acquisto anche di poco valore volevo sempre il tuo parere. Anche se si trattava di una maldicenza venivo e aprivo il mio sacco di commenti più o meno leggeri; tu con la tua saggezza sapevi smorzare i miei bollenti spiriti e spesso tutto finiva con una risata. E che dire delle ricette di cucina? A volte sembravo una ragazza principiante davanti alla sua datrice di lavoro.

E Vincenzo, Francesco e Mirko? Sei stata splendida, coraggiosa, tenace e forte in tutti i settori che hanno a che vedere con l'affetto, l'educazione, la comprensione e quant'altro. Non sei stata avara nel dare anche a costo di grandi sacrifici. Grazie Anna, grazie di cuore anche per tutto quello che hai fatto per me. il Signore non ha voluto che io avessi una figlia, ma in cambio ha mandato te che veramente, pur di aiutarmi, hai fatto più delle tue possibilità.

Ora che ho preso l'avvio non finirei più di scrivere ma non voglio stancarti: voglio solo tranquillizzarti e dirti che per i tuoi cari finché avrò un filo di respiro sono pronta a porgere loro il mio sia pur modesto aiuto. Grazie ancora e riposa in pace, ci rivedremo quando anche per me suonerà la campana!

Mi verrebbe da firmare "mamma", ma siccome di mamma ce n'è una sola firmo "tua suocera Anna".

 

Adriana

Quando sono nata, Anna aveva diciassette anni e mi ha dedicato questa poesia:

Adriana, da pochi giorni nata

sei sbocciata come un fiore

nel mese del Signore

La tua vita sia felice

o mia piccola Adriana

Come l'acqua di sorgente tu sia pura

Sorridente, come il sole che ti sveglia ogni mattina

Come l'uccello che canta ogni dì

Tu sia felice Adriana così!

 

Paola

Io appartengo al gruppo scout di Anna. Anna ha dato la possibilità a molti ragazzi e ragazze, come me, di credere in un valore importante, quello dell'amore; ci ha insegnato a dare senza ricevere niente in cambio. Per questo la vogliamo ringraziare.

 

Mariella

Io appartengo al gruppo degli amici recenti di Anna, ci conosciamo da circa dieci anni. Con lei ho messo in comune una cosa molto importante: la malattia, i medici, l'ospedale.

Io non sono mai riuscita a dirle in questo periodo una cosa che ora proverò a dire qui. Lei mi ha insegnato con tanta semplicità e senza parole una cosa che io riesco ad accettare con molta fatica: mi ha insegnato ad accettare che la sofferenza, la morte non hanno una spiegazione. Perché la sofferenza? Perché la morte? Perché a me? Perché lei non ce l'ha fatta e io in questo momento sono sopravvissuta alla malattia? Sono domande senza risposta, che devono rimanere tali. Anna mi ha insegnato, attraverso la sua testimonianza, ad accettarle così. 

 

Marta

Mia mamma mi ha tolto le parole di bocca. Al funerale ero arrabbiata nera, avevo un senso di colpa pazzesco. Perché io ce l'ho la mamma e Mirko e Francesco no?

Nel gruppo giovani ci eravamo prefissi di fare un nuovo canzoniere per la comunità, ma non cominciavamo mai, c'erano gli esami e tante altre cose da fare. Volevo ringraziare Anna perché, per preparare i canti di questa celebrazione, ci siamo incontrati tutte le settimane con Piera, Salvatore e Dea. Se seguiteremo a farlo i canti saranno fatti sempre meglio e sempre più giovani parteciperanno anche con le chitarre che oggi sono tantissime.